Raccolta delle testimonianze contributi, ricordi e discussioni

Raccolta degli atti, documenti e materiali audiovisivi delle conferenze

Raccolta di tutti i materiali dell'inziativa e pubblicazione finale

TRA PASSIONE, STORIA VISSUTA E REALTÀ

Testimonianze, ricordi e fatti per una storia dei comunisti romani.
Rapporto con il popolo, organizzazione e democrazia, idee e progetti, esperienze di governo, un contributo per andare avanti

di Enzo Proietti

Più di una volta, con altri compagni, abbiamo cercato di ridefinire la storia del PCI romano, attraverso documenti, verbali, altri materiali utili a una ricostruzione fedele, che avesse a cuore la valorizzazione del lavoro di decine di migliaia di militanti, lavoro caduto nell’oblio, quando non vituperato, come è accaduto dal 1989 in poi. Il risultato di tale ricerca, che aveva come sbocco una pubblicazione, è stato sostanzialmente nullo, anche se ancora speriamo per nostro demerito. Difficoltà a reperire qualsiasi materiale, forse andati perduti tra i vari passaggi di gruppi dirigenti e sedi. La ricerca continua ostinata, animata dalla speranza che quanto prodotto negli anni non sia stato vanificato da incuria e imperizia.

IL PARTITO COMUNISTA A ROMA DALLA FONDAZIONE AL 1976

L'ASSOCIAZIONE

Prima di presentare l’associazione parliamo dell’uomo politico da cui prende il nome: Enrico Berlinguer. Ha scritto Natalia Ginzburg : “Fu un capo di un grande partito, ma non amava certo essere un capo. Certo avrebbe voluto passare inosservato per le strade. Fu un capo, sapendo che le circostanze lo richiedevano. Era d’indole riflessiva e contemplativa. Amava la lettura e lo studio. Aveva il dono di parlare alla gente, nelle piazze, con parole intellegibili a tutti, e in cui potevano rispecchiarsi. La gente amava in lui la mitezza, l’assenza di gioia negli applausi, quella forza severa, dimessa triste, ma con tutti i connotati della forza interiore”. Non era per l’arroganza, dell’abuso del consenso, della sfacciataggine e volgarità. Berlinguer ha rappresentato l’ultimo anello, il passaggio conclusivo della tradizione comunista, di quell’impasto d’ideologia, politica e organizzazione, definito a partire da Gramsci ma che troverà in lui il compimento di tutta la storia del PCI.
Dialogando con Eugenio Scalfari disse: “Noi vogliamo che i partiti cessino di occupare lo Stato. I partiti devono, come dice la nostra Costituzione, concorrere alla formazione della volontà politica della Nazione e ciò possono farlo non occupando pezzi sempre più larghi dello Stato, sempre più numerosi centri di potere in ogni campo, ma interpretando le grandi correnti di opinione, organizzando le aspirazioni del popolo controllando democraticamente l’operato delle Istituzioni”. “E’ necessaria la lotta alla corruzione che sta diffondendosi in ogni campo della vita nazionale e cioè contro ogni atto e tendenza rivolti a continuare ad adoperare per interessi privati e per fini di partito organi, strumenti, uffici, corpi e mezzi finanziari che sono pubblici, che cioè appartengono a tutti”
Questo in sintesi è alla base dell’Associazione Culturale Enrico Berlinguer, Circolo Alberto Menichelli. Nel 2010 due compagni Claudio Siena, un “pazzo” considerato da alcuni per la frenesia organizzativa e per il travolgente modo di fare, Alberto Menichelli l’amico e autista di Berlinguer e la compagna Maria Martella decisero di unirsi ad altri compagni per mantener vivo non solo il ricordo ma anche gli insegnamenti di Enrico Berlinguer. Assieme fondarono l’Associazione Culturale Enrico Berlinguer che subito suscitò interesse da parte di molti compagni, in virtù delle delusioni via via consumate con le varie trasformazioni politiche e denominazioni date al partito che doveva essere erede del PCI e che invece da questo si allontanava con una deriva etica e politica.
L’Associazione trovò un piccolo locale in Via Egerio Levio al Quadraro e li iniziò a organizzare incontri, dibattiti sempre più partecipati anche se con qualche sacrificio per lo spazio esiguo.
Lentamente, ma gradualmente, l’associazione cresceva, suscitando un certo interesse nei partiti della sinistra.
Sin dall’inizio la scelta fatta fu quella di non appiattirsi in uno dei partiti frutto della frammentazione della sinistra e nello stesso tempo invitare dirigenti di partito, amministratori locali e parlamentari senza discriminazioni verso le stesse formazioni. Dopo cinque anni grazie a una serie di circostanze si riuscì ad aprire una nuova sede realizzata da un vecchio magazzino in disuso. Grazie all’impegno dei compagni, che hanno lavorato per dieci giorni svuotando il magazzino, facendo una pulizia sommaria e alla generosità di un imprenditore locale a cui si è aggiunto il contributo di vari compagni si è riusciti a creare una bella sede in Viale Opita Oppio, 24. L’inaugurazione fu fatta con la Mostra Nazionale su Enrico Berlinguer, realizzata dai compagni di Pescara. A visitare la mostra inaugurata da Bianca Berlinguer, Marco travaglio, Roberto Morassut, Ugo Sposetti, Stefano Fassina, Guido Rossi presidente della regione Toscana, Bruno Marino, Massimo D’Alema, Walter Veltroni, l’ambasciatrice di Cuba e migliaia di persone, alcune delle quali venute anche dalla Sardegna e Calabria. La mostra ha dato lustro e fatto conoscere meglio l’associazione. Da quel momento è cresciuto anche il lavoro organizzativo dovuto alla realizzazione di iniziative più disparate; tra le più importanti la cerimonia e convegno per il ricordo del Rastrellamento del Quadraro che si organizza ogni anno il 17 aprile e poi la presentazione della legge per l’istituzione di una commissione d’indagine sul delitto Pasolini, la presentazione in anteprima del film “La Macchinazione” riguardante sempre l’attore, dibattiti sull’Ordine pubblico con il sottosegretario Bubbico.
Il 24 agosto del 2017 una tegola a ciel sereno s’infrange sull’associazione; muore Alberto Menichelli, presidente dell’Associazione, caro compagno amico di tutti e di grande esperienza, punto di riferimento per molti compagni. Con lui se ne è andato un pezzo di storia del Partito Comunista, lui che rimase accanto al Segretario per quindici anni e fino all'ultimo, quella sera d'inizio estate a Padova, nel 1984. La mancanza del suo carisma e il modo affabile con cui trattava i problemi e i rapporti si avvertiranno in associazione.
Fortunatamente l’organismo creato da Alberto era nato su basi solide e quindi ha potuto riprendere il cammino con vigore. Ormai è divenuta un punto di riferimento per la politica, la cultura, l’ambiente e i diritti civili. Tante le iniziative che si svolgono in sede; da quelle sulla Resistenza a Roma a quelle sull’immigrazione, trasporti, rifiuti, la viabilità, l’informazione e poi presentazione di libri, spettacoli canori con gruppi di artisti Russi e con un coro locale, proiezioni settimanali di film. Infine il ricordo di compagni benemeriti come Alberto Menichelli, Roberto Bertuzzi, collega di Alberto, il cantante Alvaro Amici, il deportato Sisto Quaranta. La filosofia politica dell’Associazione è quella di favorire un laboratorio della sinistra, una casa aperta a tutti con la consapevolezza che la politica passa attraverso il rapporto continuo e diretto con la società, con i cittadini, raccogliendone e rappresentandone i veri bisogni e le aspirazioni reali, organizzando eventualmente la mobilitazione e partecipazione democratica.

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